La borsa del pastore (Capsella bursa pastoris) è una pianta originaria dell’Europa orientale e dell’Asia minore appartenente alla famiglia delle Brassicaceae. Il suo nome fù attribuito nel 1792 da un botanico tedesco che vedeva nella forma del frutto, la borsa del pastore delle pecore contenente il sale pastorizio da dare agli animali.
Comunemente chiamata anche borsacchina o erba borsa spazia anche con i nomi dialettali come canestrì, casèta, casitìne, cürisì, èrba spàrgola, triilì, grataröle, casetìna, casèta
Comunissima in tutt’ Italia, dal piano alla zona alpina fino a 1800 / 2600m di quota nei luoghi incolti e coltivati, margini delle strade, ruderi, vecchi muri, boscaglie. La sua raccolta avviene da marzo ad aprile
All’aspetto alta 10-40 cm, poco pelosa, con foglie basali in rosetta , picciolate, quelle del fusto amplessicauli e indivise. I fusti eretti , glabri o poco pelosi. Fiori in racemo lasso, nudo, sepali lunghi 1-2 mm, 4 petali bianchi, lunghi 2-3 mm. La fioritura avviene da marzo a dicembre (in luoghi caldi tutto l’anno). I frutti sono siliquette peduncolate, a forma di cuore, con margini laterali quasi dritti, contenenti numerosi semi sferici.
A livello medicinale ha notevoli particolarità: per gli usi erboristici si raccoglie la pianta intera, preferibilmente prima della fioritura. Essa contiene acido malico, citrico, tartarico, un olio etereo, tannini, glucosidi flavonoidi e tracce di alcaloidi (sparteina e lupinina). Ha proprietà astringenti, emmenagoghe, emostatiche, antimenorragiche, diuretiche, ipotensive.
I principi attivi, in particolare l’acido bursico, presenti nel fitocomplesso hanno tutti la proprietà di arrestare le emorragie interne, nelle emottisi (emissione di sangue dalle vie respiratorie, di solito con un colpo di tosse), in caso di ematuria (presenza di sangue nelle urine) e metrorragia (perdita di sangue dall’utero, indipendente dal flusso mestruale). Le proprietà emostatiche della pianta sono impiegate anche nelle emorragie nasali (epistassi), o in quelle dovute a emorroidi e nella cura delle gengiviti con sanguinamento.
Inoltre la pianta è in grado di far contrarre la muscolatura dell’utero, regolarizzando il flusso ematico durante le mestruazioni, quando si manifesta eccessivamente abbondante (menorragia o ipermenorrea).
L’azione astringente della borsa pastore non è utile solo al sistema circolatorio, nel trattamento delle varici e di altri disturbi da insufficenza venosa, ma risulta indicata al sistema enterico, anche in caso di diarrea.
In cucina le foglie più giovani e tenere possono essere consumate crude, meglio se mescolate alle altre insalatine primaverili. Dalle foglie più grandi si ottiene un’ottima verdura cotta. Occorre fare attenzione a non raccoglierle se colpite da malattie fungine come le ruggini, l’oidio o muffa bianca, ecc., poiché potrebbero contenere sostanze tossiche.