C’è Lenticchia e Lenticchia

Il nome lenticchia, deriva dalla particolare forma a lente di questi legumi, che ricorda quella di una moneta d’oro ed anche la sua cottura, che ne fa aumentare di volume, fa pensare ad un accrescimento, quindi ad una maggiore prosperità. Le lenticchie erano consumato durante i festeggiamenti di fine anno già molto tempo prima dell’invenzione del cotechino.

Questa tradizione ha origine dall’antica usanza romana di regalare una “scarsella”, ovvero una borsa di cuoio, legata alla cintura e contenente lenticchie, con l’augurio che si trasformassero in monete sonanti.

lenticchia rossa
Lenticchia Rossa

Le proprietà nutrizionali delle lenticchie sono eccellenti e ci suggeriscono di consumarle con maggior regolarità, inserendole nella dieta in sostituzione delle proteine animali: dall’ottimo contenuto di proteine “buone” e carboidrati complessi, alla scorta di fibre che ci purificano e ci rendono sazi prima, alla facile digeribilità, all’elevato apporto di ferro e altri sali minerali, all’assenza di grassi saturi, colesterolo e glutine, che lo rende adatto anche ai celiaci.
In cucina le lenticchie si prestano a preparazioni creative o più semplici e naturali: buona norma è consumarle in abbinata ai cereali integrali per garantire un valido apporto di aminoacidi essenziali.
In sostanza, un elemento prezioso per una alimentazione sana.

Conosciamo le lenticchie che hanno avuto maggior riconoscimento:

1. La lenticchia verde di Altamura

Dopo il declino della sua produzione negli anni ’70, oggi fortunatamente la si sta riscoprendo e rivalutando, tanto che il Ministero per le Politiche Agricole e Forestali l’ha inserita nell’elenco nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali.

Chiamata anche “lenticchia gigante” per la dimensione superiore rispetto alla qualità marrone, proviene dal Salento e presenta un colore verde scuro. Una volta cotta, mantiene una consistenza compatta e si presta pertanto per essere servita come contorno.

2. La lenticchia rossa

Lenticchia di S. Stefano di Sessanio

Nota anche come “lenticchia egiziana” per la chiara origine mediorientale. Piccola, tenera e gustosa, si trova in commercio prevalentemente decorticata (cioè privata della buccia) e richiede per questo un tempo di cottura ridotto. È ideale per puree e per l’alimentazione infantile.

3. La lenticchia di Colfiorito

Arriva da un altopiano umbro ed è una varietà di lenticchia di ottima qualità, molto piccola e saporita di colore giallo-rosso-verde. Essendo molto tenera, non richiede ammollo e cuoce in breve tempo. Speciale sia gustata intera da sola che passata per zuppe e minestre.

4. La lenticchia di Castelluccio di Norcia

Nel 1997 questa varietà di lenticchia di coltivazione esclusivamente biologica ha ottenuto l’autorevole certificazione IGP (Indicazione Geografica Protetta). Tigrata, piccola, morbida, gustosissima, con buccia molto fine che quasi si dissolve dopo la cottura (senza ammollo), è una delle qualità più rinomate e si presta a mille usi in cucina.

5. La lenticchia di Ustica

Tra le lenticchie è la più piccola d’Italia nonché una delle più saporite. Cresce su piccoli appezzamenti di terreno vulcanico dell’isoletta siciliana, che le dona il colore marrone scuro.

La coltivazione avviene secondo tradizione in modo assolutamente naturale nel pieno rispetto della natura, senza utilizzare concimi ed erbicidi. Non richiede ammollo ed è ottima sia in zuppe sia con pasta o riso integrali.

6. La lenticchia di Villalba

Lenticchia nera
Lenticchia nera

Riconosciuta Prodotto Agroalimentare Tradizionale dal Ministero per le Politiche Agricole e Forestali, è la varietà italiana di più grande dimensione, nota anche come “lenticchia bionda”. Arriva dalla provincia di Caltanissetta, presenta un apporto proteico e di ferro molto rilevante e la particolarità di migliorare la fertilità del terreno che la ospita.

7. La lenticchia di Mormanno

Questa varietà calabrese di lenticchia (Mormanno è un altopiano del Massiccio del Pollino) è a seme piccolo e policromo (rosa, beige, verde). Si consuma secondo la cucina locale in piatti poveri come passati o zuppe. Di recente è stato avviato un programma di promozione della sua coltivazione da parte dell’Arssa (Agenzia Regionale per i Servizi di Sviluppo Agricolo della Calabria).

8. La lenticchia di Onano

Direttamente dai terreni vulcanici in provincia di Viterbo, è chiamata anche la “lenticchia dei Papi”. Una delle varietà più antiche con un passato davvero glorioso, ha un sapore molto delicato e dolce ed è di colore marrone chiaro con striature. La consistenza cremosa la rende ideale per zuppe e minestre.

9. La lenticchia di S. Stefano di Sessanio

Una prelibatezza tanto antica quanto rara, coltivata solo sulle pendici del Gran Sasso (in Abruzzo) a 1.000/1.200 mt. e raccolta ancora secondo metodi tradizionali. Di colore marrone scuro, non richiede la messa a bagno in quanto piccolissima, ha un sapore molto intenso ed è ottima per zuppe rustiche. Ad elevato contenuto di ferro.

10. La lenticchia dell’Armuña

Uno sguardo anche oltralpe per trovare una varietà questa volta spagnola (la zona è quella della Salamanca), molto apprezzata anche sulle nostre tavole per il sapore inconfondibile e la consistenza molto tenera. All’aspetto è chiara, più piatta rispetto alle altre, molto liscia e scivolosa.

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