Il finocchietto marino , Crithmum maritimum L., è una pianta molto antica ,perenne e perfettamente attrezzata a vivere in ambienti fortemente salmastri, che è, appunto, limitato ai litorali rocciosi marini proibitivo per le la maggior parte delle specie vegetali, è infestante e diffusa sulle coste di tutte le regioni italiane.
Rispetto la regione che ci troviamo potremmo sentire i seguenti Nomi dialettali: spaccasassi, frangisasso, cretamo, critamo, critamo marittimo, crite, critmo, bacicci, crista marina, erba di San Pietro. I vari nomi derivano dal suo habitat costiero, strettamente legato alla vita dei pescatori e, quindi, anche al loro Santo protettore.
La possibilità di ricavare nutrimento da ciò che la natura
può offrire, come una pianta cresciuta in modo del tutto spontaneo, ha
sempre rappresentato un’opportunità per arricchire la scarsa alimentazione
quotidiana, soprattutto in periodi di carestia, i nostri nonni lo sanno bene.
Tuttavia con l’avvento del “benessere diffuso”, questi alimenti sono caduti nel
dimenticatoio. Ne è la prova il fatto che oggi vengono trascurate moltissime
piante spontanee dal punto di vista alimentare, è un peccato che il sapere
degli anziani non venga quasi mai trasmesso alle nuove generazioni che non
mostrano neppure interesse.
La pianta del finocchietto marino è una pianta molto aromatica e crescendo vicino al mare sarà facile capire quanto questa fosse legata alla vita dei pescatori.
Le foglie hanno un sapore fortemente aromatico e salmastro, fra il finocchio, l’aneto ed il sedano, con una note finale leggermente piccante.
E’ tradizionalmente i vecchi pescatori la utilizzavano nelle conserve, cotta come verdura o aggiunta a crudo ad insalate, per insaporire sughi o per arricchire piatti di pesce, carne o uova.
A livello officinale, svolge un’efficace azione stomachica, digestiva e coleretica, stimola la secrezione gastrica e biliare, favorendo in tal modo i processi digestivi, aumentano l’appetito in caso d’inappetenza e indolenza, attenua la fermentazione e gli spasmi gastrointestinali.
Esercita un azione diuretica, assai utile in caso di edemi, ritenzione di liquidi, diminuzione della diuresi e disturbi renali in generale, come emmenagogo facilita il flusso mestruale in caso di ritardo del ciclo e mestruazioni difficili e dolorose. Infine, esercita un’azione antirachitica in caso di rachitismo infantile ed è un buon vermifugo, indicato per eliminare vermi e parassiti intestinali.
A scopo medicinale e terapeutico sono utilizzate le foglie fresche ed essiccate, i giovani germogli e i frutti essiccati con cui si preparano decotti, tinture e vini medicinali.
La raccolta è effettuata rispetto quello che si decide preparare, ad esempio:
- Per il consumo a crudo: si raccolgono i germogli piccoli e teneri, il periodo ideale è lontano dalla fioritura, ovvero da Ottobre alla fine di Aprile, in modo tale da non avere accentuata la leggera nota amarognola. Tuttavia sono ottimi anche durante la fioritura.
- Per la conservazione sott’olio, in salamoia, in aceto, sottosale o essiccata si preferisce il periodo della fioritura, in cui la pianta ha la maggior concentrazione aromatica, che va da Maggio e Settembre.
- Per la raccolta dei semi: fine Agosto – inizio Settembre, ovvero quando le umbrelle dei fiori hanno iniziato a sfiorire ed il frutto inizia ad ingrossarsi.
- Per Aceti aromatici: si utilizzano sia le foglie che il fiore quindi si preferisce il periodo della fioritura che va da Maggio ad inizio Settembre.
In Puglia il finocchio marino viene utilizzato nella cucina tradizionale per preparare “critmi e menta”. La ricetta prevede di lessare il finocchio marino in acqua e, dopo averlo scolato, di sistemarlo a strati in una pirofila, intercalandolo con una spruzzata di aceto, pangrattato, olio e menta; prima di servirlo si lascia riposare qualche minuto