I baci di dama affondano le loro origini in Piemonte e in particolare a Tortona, in provincia di Alessandria. I due biscotti tondi che così si uniscono sembrano romanticamente baciarsi, uniti da una goccia di cioccolato fondente.
Dietro ogni dolce si nasconde una leggenda, che la tradizione fa rivivere viaggiando nella fantasia di chi, goloso, mentre gode dei più squisiti assaggi, si immedesima nei racconti che ormai non hanno più tempo.
La storia dei baci di dama si perde nelle sale dei palazzi reali di casa Savoia. La leggenda narra infatti che in una bella giornata invernale del 1852, Re Vittorio Emanuele II chiese ai cuochi di corte di assaggiare un nuovo dolce dal sapore e dalla forma diversa dal solito. I cuochi reali si misero al lavoro mescolando farina, zucchero, uova e cioccolato e poco dopo sfornarono, per la felicità del sovrano, gli ormai celebri baci di dama. Da allora comunque il prodotto incontra l’approvazione di molte case reali italiane ed europee nelle quali verrà servito.
“Da mi basia mille, deinde centum, dein mille altera…”, dammi mille baci, quindi cento, poi altri mille, cantava il poeta latino Catullo alla sua Lesbia già nel I secolo a. C. Nessun verso è più pertinente di questo per ricordare che i baci di dama, secondo alcuni intenditori, riproducono proprio una bocca femminile, simbolo della sensualità.
Originariamente i baci di dama erano prodotti con le nocciole piemontesi, più facili da reperire e meno costose delle mandorle. Infatti il cavalier Stefano Vercesi andò a modificare la ricetta originale sostituendo le nocciole con le mandorle e creò i “baci dorati”, proprio per il loro particolare colore.
Oggi ci sono diverse varianti di “Baci”, la più nota è quella di Alassio, chiamati appunto i Baci di Alassio, in cui si aggiunge cacao e miele ai biscotti. Il successo di questa variante fu tale che il suo creatore, Pasquale Balzola, decide di brevettarne la ricetta nel 1919. Ancora oggi i Baci di Alassio sono prodotti secondo l’antica ricetta originale di Balzola e di suo figlio Rinaldo che fu pasticcere personale di Vittorio Emanuele III, Re d’Italia.